Marco: Ciao Matt! Presentati ai fan italiani di Steven Wilson e dei Porcupine Tree!
Matt Hammers: Mi chiamo Matthew Hammers e sono il proprietario e creatore del blog All the Blue Changes – a no-man retrospective, nato inizialmente come fan-site e ora diventato una cronaca semi-ufficiale della storia dei no-man, la partnership musicale tra Tim Bowness e Steven Wilson. Ho incontrato per la prima volta la musica di Steven tra 2015 e 2016, quando ho ascoltato un brano da Fear of a Blank Planet: si trattava della title track o di ‘My Ashes’. Pensai che fosse un bel pezzo, anche se all’epoca ero profondamente interessato ad altri generi di musica. Tuttavia, Steven è riapparso inaspettatamente quando ho iniziato ad appassionarmi ai King Crimson e ho iniziato a notare il suo nome sui remix che stavo acquistando di Lark’s Tongue in Aspic, Red e Discipline, e col passare del tempo ho iniziato a realizzare che avevo già sentito il suo nome in giro. Andai quindi in un negozio di dischi e comprai una copia di The Raven that Refused to Sing, che piacque molto anche a mio padre, il quale ascolta molti gruppi di prog classico.
È stato solo durante il mio secondo anno di università che sono finalmente diventato fan dei Porcupine Tree. Mi sono avvicinato a loro nel modo più strano, attraverso Richard Barbieri e il suo legame, ovviamente, con la band Japan. I miei primi veri incontri con gli album dei Porcupine Tree furono Stupid Dream, Lightbulb Sun e il bootleg NEARfest del 2001, e poi mi innamorai di tutto quello che avevano fatto. I no-man entrarono in scena circa un anno dopo, quando notai che c’era un album con Robert Fripp e diversi membri dei Japan e dei Porcupine Tree di cui non avevo mai sentito parlare. Era, ovviamente, Flowermouth, il mio primo vero e proprio approccio alla band. Mi sono innamorato veramente dei no-man – invece di considerarli semplicemente un’altra band che mi piaceva – nel 2019. Stavo facendo uno stage per un teatro e stavo tornando a casa dopo una giornata molto frustrante. Era buio, l’autostrada era quasi vuota e la canzone ‘My Revenge on Seattle’ partì in riproduzione casuale. È stato il momento perfetto per me e ho percepito subito ciò di cui Tim stava cantando: era esattamente ciò che stavo provando personalmente. Questo avvenimento mi ha fatto sentire come se ci fosse qualcosa di più tra me e la band, e ha piantato il seme per la creazione del blog, avvenuta quel dicembre.
Marco: Nel blog ripercorri la storia dei no-man, tracciando profili e peculiarità delle singole epoche e canzoni e intervistando i protagonisti. Hai già detto quando è nata l’idea, ma come si è sviluppata concretamente e come sei riuscito a entrare in contatto con tutti i musicisti che hai intervistato?
Matt Hammers: Mi sono reso conto presto che non potevo essere l’unico ad ascoltare quella musica. Ho iniziato a fare qualche ricerca e ho scoperto che online c’era molto poco riguardo alla band. Il modo migliore per descrivere la situazione è che i no-man erano solo un accurato riassunto lungo due paragrafi all’interno dell’elenco dei progetti di Steven Wilson. Ho iniziato a scavare, a procurarmi gli EP, i singoli e tutto il materiale dagli esordi fino al loro lavoro più recente, che è Love You to Bits. Anche se ero in possesso di tutto questo materiale, ho capito che non era sufficiente se volevo scriverne, avevo bisogno di altre fonti. La cosa strana è che i no-man non sono molto citati nella stampa: c’è la primissima fase [1990-1993] e qualcosa da Schoolyard Ghosts in poi. Quindi ho pensato: “E se contattassi via mail alcuni dei musicisti che si sono esibiti nei dischi dei no-man?”
Il primo musicista a cui mi sono rivolto è stato Chris Maitland, che mi ha risposto in un adorabile seppur breve scambio di email. Poi ho iniziato lentamente a costruire un curriculum delle persone: Carl Glover, che è stato coinvolto in quasi tutte le copertine, Ian Dixon, che ha suonato la tromba e il flicorno in Returning Jesus e così via. È stato solo nel giugno 2020 che sono riuscito a contattare Tim Bowness, semplicemente cercando il contatto del suo management e inviando un’e-mail. Due giorni dopo ho ricevuto la sua risposta nella mia casella di posta, dicendo che era pronto a rispondere alle mie domande. Gliene ho mandate circa dodici/quattordici; le guardò e disse: “Oh, aspetta! Sei serio, non sei solo un fan!” Ed è così che è iniziata la nostra relazione. Di solito ci scambiamo e-mail ogni due o tre settimane e di solito non sono legate al lavoro. Alla fine, man mano che le cose andavano avanti, ho continuato ad avere colpi di fortuna, come entrare in contatto con Stuart “The Still Owl” Blagden [il chitarrista originale dei no-man nel 1989], che aveva commentato un mio post su YouTube. Due persone molto importanti a cui devo rivolgere la mia gratitudine sono Michael Bearpark, che è stata una delle primissime persone a contattarmi, e Peter Chilvers: hanno lavorato con Tim tanto quanto Steven, se non da più tempo nel caso di Michael, e sono stati molto utili con gran parte del processo. Ben Coleman è stato probabilmente la persona più difficile con cui entrare in contatto, dato che praticamente non è presente online, al di là di un profilo Facebook privato che né Tim né Michael erano sicuri fosse effettivamente suo. Gli ho soltanto inviato una richiesta di messaggio e lui ha effettivamente risposto. Mi ha scritto che era da molto tempo che non parlava dei no-man, quindi dovevo convincerlo, ma sono riuscito a fargli alcune domande. Non solo mi ha inviato le sue risposte, ma, una volta pubblicata l’intervista, Tim mi ha contattato chiedendomi se avevo ancora l’indirizzo email di Ben: non credo sia effettivamente merito mio, ma mi piace pensare di aver avuto una piccola parte nel fare sì che lavorassero ancora insieme, cosa che è avvenuta su Butterfly Mind [l’ultimo disco solista di Tim] e, più recentemente, con la serie di concerti che Tim ha suonato con la sua attuale band solista.
Marco: Tim recentemente ci ha detto che vorrebbe scrivere del nuovo materiale sia con Steven che con Ben. Non è un piano definitivo, ma è sicuramente nella sua mente.
Matt Hammers: Ben ha detto la stessa cosa quando l’ho intervistato. Non era felice, ma capiva il motivo per cui gli era stato chiesto di lasciare la band [durante le sessioni di registrazione di Flowermouth], in definitiva per ragioni finanziarie, non essendo l’etichetta One Little Indian contenta della direzione che la band stava seguendo. Inoltre, all’epoca Steven voleva esplorare altri territori musicali che non coinvolgessero necessariamente il violino. È così bello vedere che, alla fine, anche loro si sono riavvicinati, dato che Ben si è esibito nell’ultimo disco solista di Steven, nel brano ‘Impossible Tightrope’, così come in ‘What Happens Now’ dei Porcupine Tree nel 2007-2008.
Parlando di altre interviste, ne ho fatta una con Theo Travis di cui non sono stato contento, quindi mi piacerebbe farne una nuova.
Richard Barbieri e Steve Jansen sono stati altri grandi nomi che ho intervistato. L’intervista con Steve Jansen è stata interessante. Gli ho mandato alcune domande e lui mi ha risposto con un messaggio molto carino dicendo: “Ciao Matt, mi dispiace molto ma non posso rispondere perché non rammento molto di quel periodo. Non ho ricordi particolari, però perché non chiedi a Richard [Barbieri]?”. La cosa divertente è che quando ho fatto le stesse domande a Richard, mi ha detto che forse Steve aveva più ricordi da raccontare di lui! Non direi tuttavia che il motivo di tali amnesie sia che quel periodo non era stato importante per loro, soprattutto per Richard, ovviamente, che alla fine si unì ai Porcupine Tree. Penso che sia stato un periodo importante anche per Mick Karn, dato che voleva Steven come chitarrista sia in studio che in tour con JBK nel 1997.
Marco: Nel corso degli anni sei riuscito a riscoprire diversi gioielli audio/visivi che raccogli sul tuo canale YouTube, penso ad esempio alla versione integrale del secondo concerto dei no-man a Hemel Hempstead nel 1989 o alla versione acustica di ‘Shell of a Fighter’ cantata da Steven nel 2000. C’è una “gemma” in particolare che sei fiero di aver scoperto? Su cosa, invece, hai messo gli occhi e speri di trovare in futuro?
Matt Hammers: La cosa più difficile da trovare deve essere il filmato di loro mentre suonavano ‘Housekeeping’ nella televisione britannica nel 1993. Questo documento è sicuramente sorprendente, perché quell’intera era dal vivo è un buco nero. Ci sono tantissime foto del tour del 1992 con Jansen, Karn e Barbieri, grazie a molti fan dei Japan, e ci sono anche alcune sessioni radiofoniche dal vivo che sono piuttosto belle, ma non c’è praticamente nulla del tour del 1993, ad eccezione di due sessioni acustiche, un bootleg e quel filmato televisivo di cui avevo solo sentito parlare ma mai visto, finché non sono riuscito a metterci le mani sopra, il che è stato incredibile. Ho dovuto ottenere il permesso da Tim per condividerlo, perché so che è molto suscettibile riguardo alle esibizioni dal vivo, anche oggi, ma questo era qualcosa che è stato davvero felice di mostrare.
Sono felice che ti sia piaciuto il filmato della loro esibizione al Band Search nel 1989, penso che sia Steven che Tim lo abbiano visto. La cosa ancora più interessante è che Jakko Jakszyk era tra il pubblico per questo concerto, essendo uno dei membri della commissione che doveva decidere quale band fosse la migliore sul palco quel giorno, e molti anni dopo lavorò con Steven su The Raven, come così come in tutti i remix dei King Crimson. È incredibile pensare che in quel periodo Jakko stesse già lavorando con Gavin Harrison: in qualche modo tutto torna!
In realtà ci sono alcune cose su cui vorrei davvero mettere le mani o riscoprire. La prima cosa è un’estrapolazione dal vinile della versione originale di Loveblows & Lovecries. Tim e Steven presentarono quella versione dell’album al management, ma fu rifiutata perché mancava di papabili successi commerciali, quindi dovettero rielaborarla, e quella rielaborata è la versione che abbiamo. La versione originale avrebbe incluso la versione più lunga di ‘Tulip’, la traccia di apertura sarebbe stata ‘Loveblows’ prima di ‘Taking It Like a Man’. La seconda cosa è, ovviamente, qualcosa registrato o fotografato professionalmente dal tour del 1993 con Chris e Silas Maitland (non sono parenti). Un’altra cosa importante sarebbe qualsiasi tipo di documento sul disco “perduto” dei no-man, che sarebbe dovuto essere registrato tra 2012 e 2013. Dopo che i no-man fecero il tour del 2012, Tim voleva entrare in studio con la band e iniziare a lavorare su nuovo materiale. Presentò alcune demo a Steven, tra cui ‘The Warm-Up Man Forever’, che era già stato eseguito dal vivo dai no-man nel tour del 2012; ‘Beaten By Love’, che ha una storia molto più lunga, essendo in realtà scritta per i no-man nel 1987; ‘Sing To Me‘ e ‘Moonshot Manchild’ [tutte poi pubblicate come canzoni soliste di Tim Bowness negli anni successivi]. Steven non diede seguito a tutto questo. Nessuno tranne loro conosce il motivo, forse era semplicemente troppo occupato avendo appena pubblicato Grace for Drowning e dato che stava lavorando su The Raven. Ad ogni modo, convinse Tim a pubblicare quelle canzoni in un disco solista, contribuendo con il mix e la produzione, e così nacque Abandoned Dancehall Dreams. A quel tempo Tim non aveva una grande carriera da solista, avendo pubblicato solo My Hotel Year nel 2004, che era stato creato solo per adempiere ad alcuni obblighi contrattuali con la One Little Indian, quindi Abandoned Dancehall Dreams è forse il suo primo disco solista “vero”, di cui è decisamente orgoglioso. Quindi, questa è una cosa che mi incuriosisce davvero: come sarebbe stato questo disco, se fosse stato effettivamente registrato e pubblicato come un disco dei no-man? In generale, mi piacerebbe avere qualsiasi tipo di demo.
Marco: La band ha recentemente aperto una pagina BandCamp, potrebbero pubblicare alcune di queste cose proprio lì.
Matt Hammers: Recentemente l’ho suggerito a Tim. Hanno molte delle prime tracce rimasterizzate oggi, considerando che Steven ha inserito alcune delle prime canzoni dei no-man nel CD per l’edizione deluxe del suo libro Limited Edition of One. Quella che mi ha entusiasmato di più è stata ‘Beaten by Love’ che, come ho detto prima, è stata successivamente registrata come canzone solista da Tim Bowness per il suo disco solista Abandoned Dancehall Dreams del 2014. È incredibile come abbiamo la demo originale dei no-man, un’altra versione realizzata da Tim e il produttore David Kosten [conosciuto con il nome d’arte di Faultline, che ha co-prodotto The Future Bites e The Harmony Codex di Steven], una versione dal vivo eseguita da Tim e Peter Chilvers e la versione finale, definitiva, del 2014. Mi piacerebbe che ristampassero anche Lost Songs, una compilation pubblicata nel 2001 dalla Burning Shed con un sacco di canzoni mai pubblicate e scritte durante la loro carriera fino a quel momento.
Marco: Nessuna possibilità per una ristampa di The Girl From Missouri, il primo singolo dei no-man, tanto odiato dalla band? [ride]
Matt Hammers: Devi chiederlo a Tim! [ride] Quella è una traccia che odia, anche se odia molto di più il videoclip di ‘Only Baby’. Quella era la “hit pop” che avevano dovuto scrivere per Loveblows & Lovecries. Il videoclip è veramente atroce. Ce l’ho, è in mio possesso, ma mi è stato chiesto per favore di non pubblicarlo!
Marco: Parliamo del cofanetto Housekeeping. Come sei stato contattato da Tim e come si è sviluppato il tuo lavoro?
Matt Hammers: Intorno al 2020, ero fuori con un amico e ho ricevuto un’e-mail da Tim. Mi ha scritto che lui e Steven avevano parlato di questo cofanetto e avevano deciso di chiedermi se potevo scrivere le note. E ovviamente dissi di sì! È stato un sogno diventato realtà, considerando anche che a quel punto non avevo scritto molto per il blog, a parte qualche pezzo sui primi anni e Loveblows & Lovecries. Non mi sarei mai aspettato che notassero quello che stavo facendo, tanto meno che mi chiedessero di scrivere le note. Il boxset era già finito e realizzato intorno al 2021-2022, ma è stato ritardato a causa di problemi contrattuali con l’etichetta OLI, e anche a causa dell’uscita di vari dischi solisti di Tim e Steven e del ritorno dei Porcupine Tree, con l’edizione deluxe di Deadwing e l’album Closure/Continuation e il tour. Alla fine si è deciso di pubblicarlo all’inizio del 2024. Ricordo bene il giorno in cui è stato annunciato, dato che avevo appena visto Peter Gabriel e il giorno dopo sarei andato a vedere gli Slowdive. È stato davvero surreale pensare di aver avuto una parte in tutto questo, ed è ancora più surreale ora avere in mano il cofanetto!
Marco: Quali sono i tuoi prossimi progetti riguardo al blog e, in generale, al mondo no-man?
Matt Hammers: Sto lavorando all’articolo su Schoolyard Ghosts per il blog. Sta iniziando a diventare un progetto più ampio, poiché mi sono reso conto di quanto sia connesso non solo ai no-man, ma anche a Memory Of Machines, il progetto tra Tim e Giancarlo Erra dei Nosound, e a Slow Electric, un album che Tim e Peter Chilvers hanno fatto con un duo jazz estone chiamato UMA. Ci sono due brani su Schoolyard Ghosts profondamente collegati a questi progetti: ‘Beautiful Songs You Should Know’, che è stato scritto da Tim e Giancarlo, e, su Slow Electric, un brano chiamato ‘Another Winter’, che è nato a partire da una demo che alla fine sarebbe diventata ‘Truenorth’ dei no-man.
Sto ancora lavorando alla compilation Lost Songs, dato che quei pezzi sono molto sparsi nel corso degli anni ed è complesso ricostruirne la storia. Ci sono cose davvero interessanti, ‘Love Among the White Thrash’ è la chicca. Naturalmente, visto che hanno appena pubblicato l’album Swagger, dovrò scrivere di quei pezzi.
Mi concentrerò poi sugli anni in cui la carriera solista di Tim ha avuto collegamenti con i no-man – il suddetto disco “perduto” dei no-man che alla fine sarebbe stato Abandoned Dancehall Dreams e Flowers at the Scene, che è stato accreditato come produzione dei no-man; e, infine, Love You to Bits, che sarà interessante essendo l’ultimo, ma anche perché è più o meno connesso a ciò che Steven ha fatto nei suoi ultimi due dischi solisti. Soprattutto il brano ambient ‘Love You to Shred’ mi sembra un precursore della title track di The Harmony Codex!
Quando avrò finito di scrivere riguardo il materiale in studio, inizierò a lavorare sulla parte live. Questa sarà la parte più difficile perché, a differenza dei Porcupine Tree, non abbiamo molti bootleg e registrazioni che ripercorrono la storia della band. Dal 2008 in poi è più semplice, poiché ci sono versioni ufficiali e bootleg di buona qualità. Rintraccerò le performance dei no-man eseguite da Steven e Tim nel corso degli anni. Steven ha eseguito solo ‘Shell of a Fighter’ durante un concerto solista acustico ad Amsterdam nel 2000, mentre Tim, d’altro canto, ha eseguito regolarmente pezzi dei no-man, sia con i suoi numerosi progetti che con le sue band soliste nel corso degli anni. Ci sarà molto da scrivere, sarà difficile cucire insieme le cose.
Marco: C’è qualche altra cosa che vorresti dire, Matt?
Matt Hammers: Spesso mi viene chiesto di band attuali che somigliano ai no-man, quindi vorrei segnalarne alcune. C’è una band americana chiamata Japanese Breakfast, la cui traccia ‘Posing for Cars’ dal loro ultimo disco Jubilee termina con un assolo di chitarra che suona molto simile all’assolo di violino di Ben Coleman in ‘Things Change’; c’è un’artista australiana di nome Hatchie i cui ultimi due dischi assomigliano molto ai primi due dischi dei no-man; ovviamente consiglio anche tutti i progetti di Tim, soprattutto Slow Electric.