Esclusiva Intervista a Steven Wilson, realizzata a Milano il 22 Gennaio 2015, per la promozione del suo nuovo album in studio Hand. Cannot. Erase.
Coma Divine: Per la tematica di questo album ti sei ispirato ad una storia assurda quanto agghiacciante, realmente accaduta, ce la racconti? Come hai collegato le due cose?
Steven Wilson: Mi sono fatto ispirare dalla storia di Joyce Carol Vincent, ma il personaggio è fittizio, una creazione. Quindi c’è molto di mio, come sempre ogni volta che creo un personaggio, mi proietto in esso. La cosa che mi ha più interessato alla storia è il fatto che lei era.. una persona in grado di scomparire completamente. Viveva nel cuore di una grande metropoli, e questo è uno dei problemi del 21° secolo: le persone isolate, ma al centro di una grande città “civilizzata”. Questo è stato il mio punto di partenza, ma volevo essere più ambiguo sulla “fine” del mio carattere, perchè non volevo che il mio personaggio semplicemente morisse. Sarebbe stato deprimente. Certamente Joyce Carol Vincent è morta, ma semplicemente il mio personaggio scompare: c’è un po’ di ambiguità su cosa effettivamente le accade. Uno dei suggerimenti è leggermente “sci-fi”: la questione dei “visitatori”. Ma non è chiaro se i visitatori sono reali oppure soltanto nella sua immaginazione. Quindi c’è comunque un dubbio su cosa sia reale e cosa sia fantastico. Ma mi piace che ci sia questa ambiguità e mistero verso l’ascoltatore. Io ho un idea di cosa sia successo al mio personaggio, ma vorrei che gli ascoltatori si facciano una loro idea su cosa sia accaduto.
Coma Divine: Questo album ti ha dato l’opportunità di portare nuovi elementi stilistici all’interno del tuo repertorio: come è accaduto?
Steven Wilson: Questa storia è scritta da una prospettiva femminile e questo è stato un grosso cambiamento… lo scrivere una storia dal punto di vista femminile. Molto stimolante. Una volta che ho creato il personaggio, ho pensato che sarebbe stato logico per l’album avere una presenza femminile, come performance. Per questo motivo ho voluto 3 cose: una cantante, una attrice, per recitare la storia, e un coro e un corista solista in quanto ha una qualità tipicamente femminile. Questi tre elementi mi hanno aiutato a definire l’album sotto una prospettiva maggiormente femminile.
Coma Divine: Ascoltando l’album non si può non rimanere indifferenti dalla presenza della bellissima voce di Ninet Tayeb, come mai hai scelto lei? Si unirà assieme a te sul palco dal vivo?
Steven Wilson: Ninet mi è stata raccomandata da Aviv [Geffen] ed è una cantante molto famosa in Israele, non molto al di fuori di Israele. Ho chiesto a tre diverse cantanti di farmi una demo della medesima canzone (Routine) e Ninet è stata quella che mi ha fatto impazzire. In quanto aveva fatto qualcosa di più rispetto a quello che le avevo chiesto. Le altre cantanti avevano semplicemente copiato la mia demo vocale, mentre lei aveva fatto di più di quello che le avevo chiesto di fare. Che è quello che le persone di grande talento fanno. E fu così che si è guadagnata il posto.
Coma Divine: È anche una cantautrice, ha anche dei suoi album?
Steven Wilson: Non ho avuto modo di sentire i suoi album ma ebbi modo di sentirla dal vivo a Tel Aviv ed è una performer fantastica, molto carismatica, unica.
Coma Divine: C’è un blog dedicato ad Hand. Cannot. Erase. La protagonista rende molto più dettagliata la sua storia, questo ricorda il concetto come se dietro all’album ci fosse praticamente un romanzo da raccontare o un film. È un approccio più soddisfacente rispetto ai racconti gotici che hanno fatto da corollario a The Raven? E chi si occupa della sua gestione?
Steven Wilson: Il blog fa parte del concept. Siccome questa donna è isolata, da sola, non c’è una prospettiva esterna, e l’unico modo per raccontare la storia è attraverso di lei. Quindi il modo più semplice che ho avuto per raccontare la storia è attraverso un diario e il blog online. L’edizione speciale ha la versione di 30 anni di questa protagonista che si racconta attraverso un diario. È un diario di una teenager, ma l’ultima parte della storia è raccontata attraverso il blog. Questo mi è sembrato l’unico modo possibile per raccontare la storia, perchè non c’è nessuno che la sta osservando. Ovviamente lei sta avendo anche un dialogo interno, con se stessa, ma a quello non puoi credere in quando non puoi sapere cosa sia frutto della sua immaginazione e cosa invece sia reale. È sempre tutto ambiguo.
Coma Divine: Potrebbe avere delle allucinazioni o sognare.
Steven Wilson: Esatto, non si sa bene se sia sveglia o stia sognando, se stia avendo delle illusioni.. della sorella, delle persone, degli stessi visitatori. Tutto ciò mi ha dato l’opportunità di scrivere nel modo in cui mi piace scrivere con immagini di logica sognante, surrealismo, nostalgia. Questo concept è stato un vero regalo per me, in quanto mi ha permesso di essere creativo nella scrittura, nella musica, nei testi e anche nel lato visuale, come potrete vedere dall’edizione speciale e dai filmati video.
Coma Divine: Alcune immagini che accompagnano la tematica dell’album, sono state create con la particolare tecnica di prendere delle foto su carta fotografica e dipingerle con colori contrastanti, anche la copertina dell’album è così, di chi è stata l’idea?
Steven Wilson: L’idea è quella di una donna che si fa una foto di se stessa e poi cerca di cancellarsi, coprendola con della vernice. L’immagine è quindi di una persona che cerca di cancellarsi e di sparire, in questo caso di scomparire dalla foto. Ma è bello l’immagine di una vivida fotografia in bianco e nero coperta con uno schizzo di vernice.
Coma Divine: Alcune tue fans più attente hanno notato che descrivi sempre di più un punto di vista “femminile” e spesso racconti di donne nei tuoi lavori, c’è qualche novità a livello sentimentale?
Steven Wilson: In realtà tutto ha avuto origine dal fatto che Joyce Carol Vincent è l’ispirazione originaria a tutta la storia e lei è stata il mio punto di partenza. Ho pensato che fosse comunque bello e sfidante per me stesso avere un punto di vista diverso e darmi costanti sfide. Ogni volta che inizio a scrivere per un nuovo disco, mi impongo la costante di non ripetermi. E uno dei modi per non ripetermi è quello di porsi sempre dei nuovi obiettivi come quello della prospettiva femminile o della cantante femminile o il coro di ragazzini. Queste sono tutte cose “nuove” e diverse per me che mi spingono a evolvermi. Quindi scrivere dalla prospettiva femminile è parte di quel processo, non so quanto avrà successo, me lo dirai tu, ma è sicuramente un evoluzione per me, nonostante ci sia comunque qualcosa di mio nel personaggio.
Coma Divine: Potresti affermare che sei più a contatto con la tua parte femminile, da cui prendi ispirazione per i tuoi personaggi femminili?
Steven Wilson: Sono felice di ciò anche perchè tutti i miei migliori amici sono spesso state donne. Mi ritrovo meglio con donne che con uomini. Non sono Gay (ride), ma mi ritrovo meglio con le donne ed è sempre stato così. In quel senso sento più affinità con una sensibilità femminile che con quella maschile.
Coma Divine: C’è una rinnovata ondata di femminismo in questo momento, specialmente negli USA, per esempio in questo momento è molto acceso il dibattito sul diritto all’aborto. Cosa ne pensi?
Steven Wilson: Ogni forma di discriminazione è totalmente assurda per quanto mi riguarda e non la capisco per niente. Penso che da persona che vive in Europa mi sento di avere una posizione privilegiata, a volte noi facciamo fatica a comprendere gli atteggiamenti verso le donne. E ne ho visti di questi brutti atteggiamenti anche in Israele, principalmente all’interno di comunità religiose. Per me questo è stato shockante, perchè sono cresciuto in Inghilterra dove non si parla spesso di sessismo e nemmeno di razzismo in quanto una nazione multiculturale. Per me è oltremodo bizzarro che qualcuno nel mondo possa avere un punto di vista del genere. Io sono pro la libertà di scelta femminile, ma è proprio strano che nel 21° secolo questi atteggiamenti siano ancora prevalenti e io li trovo piuttosto incomprensibili. L’America in maniera superficiale dovrebbe essere uno degli stati più progressisti, uno dei più educati, dei più lungimiranti, se non il più progressista, il più educato, il più lungimirante, ma per qualsivoglia ragione è ancora oggi possiede degli atteggiamenti vecchi e strani riguardo a donne, religione e colore della pelle. Non lo capisco proprio quello stato, probabilmente non lo capirò mai.
Coma Divine: Presto sarai in tour per la promozione di questo nuovo lavoro, puoi anticiparci qualcosa sugli shows? Ci saranno cambiamenti rispetto ai precedenti? Ci saranno anche registrazioni Live?
Steven Wilson: Si, ho un sacco di idee per i visuals. Ho tre registi che stanno lavorando: Lasse (Hoile), Jess Cope, che sta lavorando su una nuova animazione, e un nuovo ragazzo dal Libano Youssef Nassar. È un giovane ragazzo che mi ha molto impressionato con i suoi brevi film che ha fatto usando la mia musica. Quindi gli ho chiesto di realizzarne uno per il brano “Perfect Life” che è quasi finito ed è bellissimo e uno per un altro brano. Quindi 3 diversi collaboratori, ognuno con il proprio stile e le proprie visioni nei diversi medium. Tutti questi saranno parte del prossimo live show.
Coma Divine: È notizia di questi giorni che la line-up nel tour in USA sarà diversa e due musicisti eccezionali saranno sostituiti da altri due non da meno, ce ne parli?
Steven Wilson: Per i musicisti mi adeguo molto sulle raccomandazioni. Non sono molto parte della “scena” di chitarristi e batteristi. Non sono interessato molto ad essere un grande musicista, bensì ad essere un grande produttore, scrittore, non un performer. Per i miei dischi solisti infatti mi baso molto sui grandi musicisti e sulle loro raccomandazioni di ulteriori musicisti esperti. Dave [Kilminster] mi è stato raccomandato da Guthrie [Govan], per dire. Guthrie sapeva che non sarebbe potuto essere con noi e mi ha detto che avrei dovuto sentire Dave se era disponibile. Conoscevo già Dave per le sue esibizioni con Roger Waters, l’ho visto un paio di volte. Quindi sapevo che era un grande musicista. Quando lo vidi con Roger Waters sapevo che questo era solo una parte di ciò che sapeva fare (era costretto a fare David Gilmour). E io avevo bisogno di un musicista che sapeva fare di più dell’essere David Gilmour. E Dave è in grado, in quanto un musicista molto flessibile e adatto.
Craig mi è stato invece raccomandato da un mio amico. Non lo avevo mai sentito nominare, ma in seguito a un audizione in cui ha suonato un paio di brani dal nuovo album ho subito pensato tra me e me: “Questo è il nuovo Marco Minnemann”. Ha quell’elemento mancante e sono convinto che sarà un buon successore di Marco. Ha un suono molto simile ma caratteristico. Craig è più noto per essere un musicista che fa drum clinics o show dimostrativi per aziende in quanto ha lavorato per Premier o Roland, ma non ha mai collaborato in una band. Molta gente sarà veramente impressionata dalla scoperta di questi due nuovi musicisti.