“Di nuovo? Steven Wilson di nuovo??”
Queste domande, e molti altri commenti, sono stati rivolti a me, mia figlia e molti nostri amici una volta che abbiamo “annunciato” che avremmo seguito colui che mia figlia definisce come “Mr Cool” per la ottava e nona volta durante l’Hand.Cannot.Erase Tour iniziato nel 2015. Per fortuna non seguiamo quello che dice la gente, ma preferiamo lasciarci trasportare dalle nostre emozioni, dai nervi, dal cuore e dalla pancia. Dico questo dopo aver visto quello che a mio parere è stato il miglior concerto che Steven e la sua straordinaria e geniale band abbiano mai prodotto. Sì, naturalmente, tutto infine si riduce al gusto personale, ma la bellezza della musica è che tutti possiamo avere le nostre opinioni e reazioni; e il mio pensiero è questo, e cercherò di motivarlo scrivendo di ciò che ho visto e sentito.
Come al solito è stato scelto un luogo bellissimo, un vero e proprio teatro pittoresco, costruito con legno dorato e con un soffitto dipinto da un cielo azzurro e nuvole, il tipico luogo che ti lascia senza fiato. Teatro che, cosa anch’essa usuale, era pieno.
Ci aspettavamo una replica simile agli altri spettacoli che Steven aveva prodotto nel corso dell’ultimo anno. Sbagliato! Veramente sbagliato! Il primo set è stato infatti basato sull’esecuzione completa di HCE, il secondo invece da un mix di canzoni di successo di Steven dai tempi dei Porcupine Tree fino alla sua carriera da solista.
Come già detto, tutto si riduce al gusto personale, ma da subito ho avuto la sensazione che le cose fossero diverse, e che Steven avesse finalmente scatenato il talento di Dave Kilminster e la sua chitarra e del super potente Craig Blundell alla batteria; questo risulta essere un punto chiave, perché il come “sostituire” Guthrie Govan e Marco Minnemann credo sia stata una delle più grandi sfide musicali che questi due musicisti abbiano mai affrontato nella loro carriera. Anche in questo caso, però, subito dopo l’apertura ‘First Regret’ abbiamo ricevuto il messaggio, forte e chiaro. ‘3 Years older’ ci ha fatto capire quello che questa sera sarebbe stata, gettandoci emozioni forti in faccia attraverso suoni potenti con un pizzico di tristezza e volumi alti ma con amore e gentilezza al tempo stesso. Il clou del primo set è stato una performance strappa lacrime di ‘Routine’ e una incredibilmente potente ‘Home Invasion’ insieme ad ‘Ancestral’. Steven ha sottolineato il fatto che questa è la migliore band con cui abbia mai suonato e si può veramente capire e sentire il perché di tale affermazione; sembra incredibile pensando a dove il progetto fosse un anno fa e sono altrettanto sorpreso ed emozionato nel scrivere questo, ma io sono d’accordo con Steven.
Le canzoni di cui sopra realmente trasferiscono quell’incredibile senso di legame musicale che la band ha maturato. Pare quasi di ascoltare un’orchestra, anche se la squadra è costruita da sole cinque persone più la voglia che hanno di divertirsi e prendersi in giro e scherzare l’uno con l’altro. Ma la cosa più sorprendente e importante è stata la svolta più dura e rock data alle canzoni, ed è chiaro che ora David e il suo groove e Craig e la sua mano di pietra giocano un ruolo enorme nella band, contribuendo con le proprie competenze ed il talento alla riuscita dello spettacolo.
Non c’è molto da dire su Adam Holzman alle tastiere, a parte il fatto che egli è un vero genio e dà quel tocco di prog anni ’70 al tutto. Il suo “solo” – o, meglio, la sua incredibile performance – su ‘Home Invasion / Regret #9’ è qualcosa che ti fa capire che le tastiere possono essere super sexy e fresche come un assolo di chitarra. Personalmente Adam mi ha catapultato di nuovo negli anni ’70 e al periodo Selling England By The Pound dei Genesis (a Steven non piacerà questo.. ahahah) e per me questo è tanto! Nicholas (come Steven ama riferirsi a lui) “Nick” Beggs suona tutti i suoi diversi tipi di bassi, le tastiere, la chitarra e canta come un angelo; trovate un altro musicista di talento e showman come lui e poi discuteremo sul più bravo. Nel frattempo, una standing ovation virtuale per le sue capacità artistiche, ma anche per il suo atteggiamento e l’empatia che raggiunge con la folla, bravo!!!
Ultimo ma non meno importante, “Mr Cool” stesso sembrava essere felice e di ottimo umore. Il modo con cui ha parlato con il pubblico, riso, scherzato e raccontato le sue storie e la sua musica è stata la ciliegina sulla torta! Steven e la band hanno omaggiato David Bowie eseguendo la canzone dei Porcupine Tree ‘Lazarus’, spiegando come un pezzo con lo stesso titolo si trovi anche sull’ultimo album di David e che in ‘Lazarus’ vi è una linea che parla di un “David” e che tutto ciò pareva avere una sorta di senso e di coincidenza. Durante il bis è stato omaggiato anche Prince con la canzone ‘Sign O’ the times’, fantastico!
Il piatto forte del secondo set sono stati i brani dei Porcupine Tree, ‘Dark Matter’, ‘Don’t Hate Me’ e ‘Sleep Together’ più ‘Harmony Korine’ e la nuova ‘Vermillioncore’; perché? Perché torna in gioco il gusto personale: il taglio più duro dato ai pezzi ha dato la sensazione di aver portato lo show ad un livello più alto, al quale nemmeno questa super band probabilmente pensava di poter arrivare e questo nonostante avessimo ascoltato quei pezzi molte volte.
Ah, c’è stato un problema tecnico allo schermo dove vengono proiettati i video ma, come si può immaginare, a nessuno è fregato un accidenti! Tutti in piedi per il bis, con il pubblico che canta in ‘The Sound of Muzak’ e con gli occhi lucidi ad ascoltare ‘The Raven that Refused to Sing’.
3 ore e 10 minuti con una pausa di 20 minuti, soldi, tempo e poco sonno ben spesi ancora una volta! Stasera abbiamo la data di Firenze, la mia città e la mia personale “Home Invasion”, in un luogo molto asettico purtroppo ; ma chi se ne frega, ci sarà un numero incredibile di amici e ci sarà la musica. Perché non ci si dovrebbe perdere Steven Wilson e la sua band durante il resto di questo tour? Perché non si dovrebbe farlo, fine! Ma ancora ed una volta e per tutte, ricordate, tutto si riduce al gusto.
Recensione di Alessandro Vaneffi